domenica 17 aprile 2016

Alle fronde dei salici di S.Quasimodo

ALLE FRONDE DEI SALICI   di Quasimodo

Prendendo lo spunto dal Salmo 137 (Lungo i fiumi di Babilonia....), Quasimodo dichiara l'impraticabilità del canto poetico dinanzi alle tragiche evenienze di una guerra che sembra cancellare tutto ciò che è fondamentalmente umano e quindi, anche la stessa poesia.La poesia è la rappresentazione degli orrori commessi dai nazisti sulla popolazione degli italiani, durante la guerra civile, massacri che suscitavano panico e paura tra i civili e il silenzio dei poeti.Orribili erano i morti abbandonati nelle piazze, il lamento dei fanciulli, il grido straziante della madre che vedeva il proprio figlio appeso sul palo del telegrafo. Scene reali che si verificavano nelle città e nelle campagne italiane. I nazisti occupavano il Paese e i poeti non trovavano le parole per esprimere lo sconforto e il dolore che avevano nel cuore, nell'anima. Tanto dolore paralizza la mano e offusca la mente. I poeti erano ridotti all'impotenza , avevano finito di scrivere versi e avevano appeso i loro fogli puliti al vento della guerra perchè la poesia è impotente di fronte ai morti e alla barbarie.
STILE
Il testo è breve, versi endecasillabi. I perodi sono due: il primo è una lunga interrogazione sul significato e sul ruolo della poesia in un mondo oppresso dalla guerra ; il secondo è una rapida risposta a quella domanda, è una risposta in negativo, che sancisce l'impossibilità e l'inutilità della poesia. Numerose le metafore: con il piede straniero, sopra il cuore,nostre cetre, triste vento.

sabato 16 aprile 2016

UOMO DEL MIO TEMPO di Quasimodo

UOMO DEL MIO TEMPO di Salvatore Quasimodo
Il tema della poesia è l'immutabilità della natura umana, fatta di egoismo, rimasta uguale fino a oggi a quella " dell'uomo della pietra e della fionda", anche la scienza ha fatto dei passi da gigante. La scienza ha perfezionato le armi che portano la morte ai fratelli. Alcuni uomini, ancora oggi scatenano guerre che portano lutti e sofferenza alle popolazioni civili. La guerra ha solo mutato le condizioni di guerra: dalla fionda si è passati ai carri armati, e agli aerei  che seminano la morte.
L'uomo del nostro tempo, afferma il poeta, ha perduto ogni considerazione dei fratelli e ha dimenticato la solidarietà e la religione che lo trattiene dalla violenza. E' rimasto uguale all'uomo che, attratto il fratello in un campo , lo ha ucciso. E la menzogna di ieri è arrivata fino all'uomo del nostro tempo. Di fronte alla menzogna e all'inganno i giovani di oggi, i figli, farebbero bene a rinnegare i padri che portano la guerra; le loro tombe giacciono in una terra desolata, gli avvoltoi rodono il loro cuore e il vento sparge nell'aria l'odore dei loro cadaveri.
L'uomo a cui si ri volge il poeta nel titolo della poesia è un uomo delle generazioni passate, che ha portato morte, distruzione e barbarie. Nella poesia l'intento è quello di superare l'odio e creare un mondo di pace.
La poesia, scritta dopo la seconda guerra mondiale è una condanna assoluta contro la guerra. Il riferimento a Caino e Abele, rimanda anche all'orrore della guerra civile che l'Italia ha vissuto dal '43 al '45